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Nel
1968 una giovane suora dell’Orfanotrofio dell’Ordine Comboniano di
Osimo, Suor Coletta Zerlotto, frequenta un corso di infermiera presso
l’Ospedale Civile Umberto I° di Ancona, specializzazione resasi
necessaria per Suor Coletta dal momento che si stava preparando per
svolgere la sua missione in un lebbrosario africano. Durante il corso
per infermiera Suor Coletta incontra un giovane macchinista ferroviario
di Ancona, Francesco Amicosante, il quale attraverso lo stesso corso per
infermieri intendeva ottenere una qualificazione professionale per
collaborare all’interno dell’UNITALSI. Suor Coletta, terminato il
corso per infermiera, nel 1970 realizza il suo sogno di missionaria
andando in Uganda presso la sede del lebbrosario di Alìto. |
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Dal
lebbrosario ugandese di Alìto Suor Coletta iniziò una
corrispondenza con Francesco Amicosante, informandolo sulle
sue prime esperienze di vita missionaria. Suor Coletta
scriveva:“….vorrei farvi partecipi della mia gioia di
trovarmi non solo nel Terzo Mondo, ma tra i più miseri ed
abbandonati. Sono in un lebbrosario, ma non basta dire questo,
sono nel paese dei lebbrosi. Il lebbrosario ospita 200 bambini
ed un centinaio di adulti. Sono in uno stato da non
immaginare, quasi tutti senza mani e senza piedi, qualcuno
cieco e sfigurato”. Suor Coletta continua dicendo:
“…quando dispenso quel poco di cibo (un po’ di fagioli,
la loro polenta ed un po’ di sale) mi porgono non le loro
mani ma i loro moncherini. Sono in mezzo a tanta miseria:
quale contrasto confrontando questa dura e spaventosa realtà
con la nostra Europa! Abbiamo bisogno di tutto, dalle bende
alle polveri di penicilline sulfamidiche, ai vestiti”. Suor
Coletta aggiunge: “…la causa della lebbra è
fondamentalmente la mancanza d’igiene e di una adeguata
alimentazione”.
La corrispondenza della missionaria non lascia indifferente
Francesco Amicosante che sente di dover fare qualcosa per il
lebbrosario di Suor Coletta e così comincia a spedire il
primo pacco di aiuti, era appunto l’anno 1970.
Francesco Amicosante inizia, dunque, la sua attività a favore
dei lebbrosi in una soffitta della sua abitazione.
Aiutato dai propri familiari comincia a raccogliere qualche
cosa ed a confezionare i primi pacchi. Si rende subito conto
che l’aiuto a Suor Coletta ed al suo lebbrosario poteva
essere efficace soltanto dotandosi di un minimo di
organizzazione. Francesco comincia così a diffondere tra i
suoi amici e colleghi la realtà ed i bisogni del lebbrosario
di Alìto distante migliaia e migliaia di chilometri da
Ancona, ricevendone aiuto e collaborazione, creando così un
“Gruppo di sostegno”. L’organizzazione lentamente si
sviluppa cosicché il 30/11/1976 , grazie alla tenacia di
Francesco Amicosante e di 16 suoi amici volontari viene
costituita l’Associazione “Amici di ALìTO” convalidando
anche giuridicamente l’attività che già da sei anni il
fondatore portava avanti a favore del Centro di Cura
Hanseniano di Alìto che così dava il nome all’Associazione
stessa che, come vedremo, estenderà la sua azione ad altri
centri africani e non. Dai sedici fondatori del 1976, il
numero dei Soci ed Aderenti comincia a crescere
significativamente passando a 400 nel 1977 fino agli oltre
2000 attuali.
Con
l’aumentare dei soci anche gli interventi
dell’Associazione si modificano sostanzialmente, passando da
qualche pacco spedito nel 1970, ai 1400 pacchi spediti alla
fine degli anni 70 per passare alle spedizioni containerizzate
degli anni 80.
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Per
soddisfare le esigenze logistiche dell’Associazione, dalla
prima sede del 1970, la soffitta di casa Amicosante, la Sede
dell'Associazione verso la fine degli anni 70 è stata
trasferita nei locali dell’ex Fornace Sparaco fino a quando,
non senza disagi, causa il terremoto del 1982 l’Associazione
fu costretta a trasferirsi in Via della Montagnola.
Nel 1996 l’Associazione ha dovuto restituire al Comune
l’area su cui aveva eretto la propria sede in quanto destinata
ad un parcheggio per gli utenti dell’Ospedale Geriatrico).
Non si può dire che per l’Associazione quest’ultimo evento
sia stato indolore. |
(Ex Sede di
ALìTO in via Della Montagnola) |
Infatti,
vista l’impossibilità di accettare le proposte avanzate
dall’Amministrazione Pubblica dopo lo sfratto da Via della
Montagnola, in quanto non rispondenti alle esigenze operative di
ALìTO, l’Associazione ha optato per l’acquisto di un
immobile (la Sede attuale) che, pur comportando un onere
finanziario notevole, rappresenta una soluzione definitiva e
meno oneroso nel tempo.
Naturalmente ogni volta che è stato necessario cambiare sede,
l’Associazione ha beneficiato della generosità di molte Ditte
che hanno fornito gratuitamente materiali e mezzi, come di
privati cittadini oltre ai Soci che, così come è nella loro
tradizione, ogni volta si sono rimboccati le maniche per trovare
le giuste soluzioni per l’ALìTO. |
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